Big Data e innovazione: perchè gli sterminati database dei moderni servizi internet sono essenziali per chi fa business? Proviamo a capirlo. Già Wired poco tempo fa definiva il Data Scientist come la professione più “sexy” e moderna che ci fosse: quella figura di specialista cioè che ha un grande mix di competenze informatiche e statistiche, che gli permettono di acquisire, maneggiare ed utilizzare al meglio la mole sterminata di informazioni del web 2.0.
Sbaglierebbe chi pensasse che i Big Data sono appannaggio esclusivo delle grandi aziende. Certo queste si muovono con più mezzi e più velocità delle piccole. Ma le tendenze “democratiche” del web mettono sempre di più a disposizione di tutti una grande quantità di risorse: si pensi alla possibilità di acquisire lead profilati per l’email marketing, o le opportunità offerte dalle platee targettizate di Facebook.
Ma prima di tutto, chiarezza: cosa sono effettivamente i Big Data?
Big Data e innovazione: la definizione di Big Data
Siamo tutti un po’ responsabili di un uso di una terminologia scorretta, a dire la verità. Con Big Data andiamo ad indicare spesso in modo grossolano solo una grande quantità di informazioni che possono essere utili per il business. La definizione che ci pare più precisa è quella che coniuga il volume dei dati, enormi, e alle effettive possibilità tecnologiche di manipolarli: possibilità che è emersa solo con il progredire recente della tecnologia.
I Big Data, punto fondamentale, sono complicati da definire univocamente. Nel calderone del web si ritrovano dati molto diversi tra loro, dai meta-dati, ai dati non strutturati, a quelli parziali, a quelli video. Un’altra domanda riguarda l’effettivo valore di questi dati: sono affidabili o mendaci?
Questione non da poco in un contesto non regolato da norme chiare sulla circolazione delle informazioni.
E l’ultimo punto, altrettanto importante, è la velocità del contesto in cui ci si trova ad operare: le informazioni sono continue, gli aggiornamenti frenetici, e la tecnologia di estrazione di “valore” legata ai Big Data deve tenere conto di questo flusso apparentemente incontrollabile.
Big Data e innovazione: vitali per chi vuole competere
Chi segue ad esempio i mercati borsistici vi è in parte già abituato. Ma anche il resto della popolazione, grazie ad un’informazione capillare e continua, si sta abituando ai ritmi frenetici del mercato globale. E per le aziende, anche PMI, prendere parte al gioco diventa una questione importante.
I Big Data possono fornire informazioni preziose che permettono ai business di investire in nuovi settori e mercati, modificare e perfezionare la produzione, adottare nuove tecnologie e nuovi standard, eccetera. Insomma, integrare la tradizionale attività d’impresa ad un flusso di dati selezionati all’interno del continuo “streaming” del web.
Per questo diventa un punto chiave quello di avere le conoscenze necessarie per valutare la verità dei dati parziali che provengono continuamente dal web, nelle loro varie forme, dai social network all’ennesimo paper universitario, all’ultima ricerca di mercato: dati molto diversi dai grafici piuttosto rigidi e chiari che circolano attualmente nelle aziende.
Anche con l’aiuto del machine learning, in particolare di una tecnica di integrazione dei dati chiamata “Entity Resolution”, che limita automaticamente le contraddizioni tra i dati in nostro possesso e che ci offre un quadro più coerente dell’ambito che volevamo investigare.
Ci vorrà qualche tempo, ma già cominciano a nascere sul web piattaforme che forniscono servizi legati ai Big Data: un consiglio per le aziende di piccola entità è quello di approcciarsi sempre di più a queste nuove modalità di “sfruttare” il web. Magari cominciando con qualche software opensource, prima di crescere e dotarsi di piattaforme costose, per ora limitate alle grandi realtà.
Big Data e innovazione: insomma, un binomio indissolubile per chi voglia competere in un mondo sempre più digitale nei prossimi anni.