Creare Hashtag efficaci. Fino a qualche anno fa quando si parlava di hashtag si parlava esclusivamente di Twitter. Ora, con differenze sostanziali, sono stati adottati, visto il loro successo (in alcuni casi nonostante il loro insuccesso, come ad esempio da Facebook, nel quale forse è controproducente usarli), da molti altri social network, da Instangram a Pinterest, fino a Google+.
Questo ha reso necessaria una riflessione da parte delle aziende (e anche da parte della comunicazione politica) sul loro uso corretto. Come renderli utili? Ancora: come renderli virali? Quanti usarne? Esistono delle regole che permettono di scriverne di efficaci.
Se gli hashtag come è noto rendono facile la categorizzazione dei topic, permettendo la classificazione (e l’analisi) dei nostri tweet, non bisogna trascurare il fatto che possono anche avere un successo negativo e involontario (possiamo menzionare i famosi #ciaone e #staisereno della politica italiana) e che il pubblico è reattivo e può determinarne il successo o l’insuccesso. Recentemente, #debate (per il dibattito Clinton-Trump) ha battuto ogni record per quanto riguarda l’utilizzo e l’engagement.
Creare hashtag efficaci: prima di tutto idearne uno per la nostra campagna nei vari social
Se stiamo pensando ad una campagna pubblicitaria che sbarchi nei social (stiamo parlando di business) sarebbe buona norma associarla ad un hashtag specifico. L’hashtag dovrebbe essere un “riassunto” di quello che vogliamo comunicare. L’AlfaRomeo per esempio usa il nome dei propri prodotti e della casa madre, mentre altre aziende (lo vedremo nei punti successivi) scelgono delle frasi di volta in volta divertenti, ironiche, o che rimandano agli slogan pubblicitari.
Con le debite differenze per i vari veicoli di diffusione. Se vogliamo creare hashtag efficaci dobbiamo tenerne conto. Se Twitter premia l’hashtag semplice e immediato (anche visto che si sta imponendo l’abitudine agli acronimi come in lingua inglese), Instagram premia la quantità (stando ad una ricerca per questo social è bene pensarne circa una decina) mentre su Facebook rallentano la ricerca organica e su Google+ e Pinterest il loro uso è rispettivamente automatico e opzionale.
Hashtag: corto e semplice, se ci riuscite. Se no, valutate le alternative.
La lingua inglese ha un acrostico perfetto e facile da ricordare: KISS. Non si tratta di baciare, ovviamente, ma della frase keep it short (and) simple, cioè “mantenerlo corto e semplice”. Ideale per questioni di memorizzazione da parte degli utenti, per il suo impatto, per il numero di caratteri utilizzati.
Se proprio non riuscite a trovarne uno che si adatti a questa regola, avete due opzioni: la prima è di separare le parole che compongono il vostro hashtag con l’uso di maiuscole (quante volte ci siamo trovati davanti ad hashtag che erano pressochè illeggibili?). La seconda è quello di riassumerlo in una sigla, come ormai abitudine su Twitter, mutuata appunto dalla lingua inglese. Esempio? Chi si occupa di Social Media Marketing probabilmente ormai identifica il significato dell’hashtag #Smm in modo automatico.
Creare hashtag efficaci: il nome del vostro brand è efficace?
Se CocaCola (ora scivolato in seconda posizione come marchio meglio conosciuto, dopo Apple) si permette di non menzionare il proprio brand per scegliere invece hashtag specifici per le sue campagne, non altrettanto possono fare magari le piccole realtà di business, desiderose di farsi un nome. Ma non solo piccole. Abbiamo visto che AlfaRomeo ad esempio usa sempre il nome del proprio marchio.
Si parla quindi di menzionare o meno il vostro brand, e le soluzioni possono essere diverse. A volte la soluzione è non menzionare il marchio, per preferire un richiamo allo slogan aziendale (se conosciuto) o ad una frase ironica. Comunicazioni pubblicitarie possono essere fatte anche menzionando il prodotto piuttosto che il marchio. Strada facendo, si possono notare i diversi risultati di campagne differenti e vedere quali possono essere le soluzioni ottimali.
Hashtag efficaci: che siano leggibili
Se come abbiamo visto Instagram premia chi “riempie” il proprio post di hashtag, nelle altre piattaforme… meglio evitare. Creare hashtag efficaci significa anche scegliere oculatamente il loro numero, perchè il contenuto sia sempre scorrevole.
L’uso dell’hashtag dovrebbe servire in primo luogo proprio ad identificare immediatamente quello di cui si sta parlando. Usarne troppi è controproducente allo scopo primario dell’hashtag, e di certo non contribuirà a suscitare l’interesse del pubblico e la sua potenziale viralità. Per aggiungere hashtag a quello scelto per la nostra campagna, potremo usarne di noti.
Di nuovo, come nel caso dell’AlfaRomeo, è possibile abbinare il nostro hashtag primario a concetti ormai entrati nel modo di dire comune, come ad esempio “Made in Italy”, che rimanda all’eccellenza italiana.
Avete altre tecniche che usate nella creazione di hashtag? Fatecelo sapere nei commenti.