Quali sono le regole dell’Influencer Marketing in Italia? Semplice: ancora non esistono. Alcuni fanno addirittura dell’ironia sulla figura degli Influencer, visti come una categoria che essenzialmente guadagna “qualche extra” pubblicizzando e commentando prodotti e trasmissioni, ma i reparti marketing delle grandi aziende comunque li utilizzano perchè a quanto pare sono efficaci, specie quando abbiano molto seguito.
Si è quindi resa necessaria una regolamentazione, almeno parziale e autoimposta. E a pensarci è stata Igersitalia, l’Associazione degli instagramer italiana. Non a caso, visto che Instagram è una delle piattaforme più gettonate per questo tipo di attività. Igersitalia ha raggruppato una serie di figure, influencer e professionalità per tracciare le linee guida che mantengano anche l’Influencer Marketing in Italia all’interno della correttezza e della legalità.
Influencer Marketing in Italia: sempre più utilizzato
Se si guarda al bilancio aziendale di imprese come quelle televisive, di intrattenimento, di prodotti di consumo, si scoprirà che una percentuale crescente di investimenti è dedicata alla ricerca e al coinvolgimento di figure come quelle di blogger e Instagrammer con molti follower.
Tuttavia, la natura per lo più informale delle attività sui social rende il confine tra contenuti privati e sponsorizzazioni molto difficile da individuare. Questo genera un problema etico, di correttezza: un Influencer in sostanza sta facendo del product placement in modo occulto? E quali sarebbero le implicazioni legali di un’attività retribuita ma non dichiarata? In Italia, un po’ lenta ad adattarsi alle novità, c’è essenzialmente un vuoto normativo.
Le regole, dice Igersitalia, serviranno a fare chiarezza e a riconoscere anche le nuove attività create dal web. Poche rispetto magari ai posti di lavoro che l’automatizione minaccia di sottrarre al mondo del lavoro, ma che ci sono. E gli Instagrammer italiani vogliono il loro riconoscimento.
Chi si occuperà delle regole
Ad essere coinvolti nel progetto saranno una serie di legati esperti di digitale, agenzie di comunicazione, giornalisti, blogger, Influencer stessi. Prima tappa, quella di creare un comitato che analizzi la situazione italiana: solo con dati certi su quanto avviene si potrà stabilire dei confini netti nelle pratiche di sponsorizzazione sui social: dal “piccolo” account Twitter con qualche decina di migliaia di follower pagato per commentare una trasmissione, all’endorsment (immaginiamo pagato profumatamente) che Chiara Ferragni potrebbe fare di una borsa o di un capo d’abbigliamento, tutto deve essere preso in considerazione. I punti chiave sviluppati da questi professionisti e lavoratori digitali ruotano attorno ad un codice etico che dovrebbe essere seguito da tutti, nel rispetto delle leggi italiane.
Influencer Marketing in Italia: Fedez e Ferragni nei guai
Come dicevamo, in assenza di regole le regole bisogna darsele da sé. Ecco il fulcro del problema. Per la verità esiste una norma, anche se vaga, che permette all’Antitrust di sanzionare i comportamenti scorretti, che rientra nella fattispecie di azioni svolte a nascondere i difetti di un prodotto, o magnificarne, dietro pagamento, le qualità.
Questo porterebbe a delle comunicazioni scorrette di cui si occuperebbe, appunto, in sede legale, l’Antitrust. Antitrust che ha chiamato in causa Belen, Fedez, Ferragni e altri Vip, rei di aver promosso alcuni prodotti e inquinato la concorrenza leale tra aziende. Confuso e incerto il possibile sviluppo della vicenda.
Ecco perchè gli Influencer (questo lo sbocco fondamentale della tavola rotonda) dovranno avere contemporaneamente riconoscimento giuridico, e la loro attività dovrà essere normata e riconoscibile, in sintesi.