L’Internet of Things è un acronimo creato da Kevin Ashton, cofondatore e direttore esecutivo di Auto-ID Center (Consorzio di Ricerca con sede al MIT), durante una presentazione presso Procter & Gamble nel 1999, che fa riferimento all’estensione della rete di Internet nella vita di tutti i giorni, cioè negli oggetti ed in luoghi concreti. Dalle utility alla sanità, dalla produzione alla pubblica amministrazione sono ormai molti i settori e ambiti lavorativi interessati dall’innovazione tecnologica dell’Internet of Things. Anche dentro casa, dal frigorifero all’orologio, al termostati fino ai rivelatori di luminosità, sono sempre più cosa comune che oggetti di questo tipo siano connessi alla Rete e che abbiano la possibilità di trasmettere e ricevere dati. Attraverso questo meccanismo si trasformano in “oggetti intelligenti” e possono attivarsi e disattivarsi in piena autonomia e secondo le necessità. Diamo uno sguardo su quali sono i trend e le previsioni dell’ Internet of Things in Italia nel 2017.
Giro d’affari
La prima cosa rilevante da sottolineare è che, secondo la ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano chiamata Smart Home, ha un valore introno ai 185 milioni di euro, con una crescita del 23% nel 2016 rispetto all’anno precedente. Il 52% delle soluzioni oggi è offerto da startup, che spesso sviluppano proposte complementari a quelle dei brand affermati mentre il 70% di chi ha acquistato prodotti connessi si è rivolto ad installatori o piccoli rivenditori. Un mercato in via di sviluppo collegato inevitabilmente a tutto questa tecnologia è quello delle polizze assicurative sulle abitazioni legate alla presenza di oggetti connessi: sono già 6 le compagnie assicurative che si stanno muovendo su questo fronte nel nostro Paese.
Chi utilizza questa tecnologia
In un campione di popolazione di italiani fra i 25 ed i 70 anni è stato rilevato che il 26% possiede un “oggetto intelligente” e connesso alla propria abitazione ed il 58% ha intenzione di acquistarli in futuro. C’è pero anche molto scetticismo che gira intorno al IOT. Infatti chi ancora non dispone già di oggetti connessi nella sua abitazione nel 50% dei casi è “in attesa di soluzioni tecnologicamente più mature” per acquistarli. E c’è scarsa fiducia anche sulla protezione dei dati personali da eventuali attacchi da parte di hacker: infatti il 67% dei potenziali acquirenti è preoccupato dalla scarsa possibilità di potersi difendere. Anche chi lo ha già acquistato crede che la sicurezza sia al primo posto (13%), seguita da climatizzazione (8%), riscaldamento (8%) e gestione degli elettrodomestici da remoto (6%).