La ricerca di personale si sta trasformando rapidamente in Social Recruiting: un’indagine condotta da Jobvite ha evidenziato come globalmente il 93% dei responsabili delle risorse umane usa le reti social per cercare i candidati.
Diventa cruciale quindi per chi cerca un’occupazione creare una precisa identità digitale per far emergere e promuovere l’unicità del proprio profilo professionale.
In questo processo di creazione e valorizzazione dell’identità, ovvero “marchio” personale, i social network stanno assumendo un ruolo centrale per la propria capacità di mostrare e condividere talenti, gusti e scelte degli individui: per questo motivo sempre più persone fanno affidamento su di essi per svolgere attività di autopromozione, in altre parole social media personal branding.
In quest’ottica LinkedIn, il network del lavoro per eccellenza, contiene gli strumenti specifici più adatti per centrare questo obiettivo.
Fattori chiave del personal branding LinkedIn
Primo tra tutti è il profilo: dopo averlo compilato, digitando il nostro nome in un motore di ricerca lo troveremo in testa ai risultati. Da qui l’importanza di compilare nel modo più completo ed esaustivo possibile tutti i campi.
La foto, la nostra identità
Su questo argomento si è scritto molto, ma sembra accettato tra gli esperti del settore il fatto che la foto deve essere preferibilmente un primo piano con uno sfondo neutro.
La foto va inserita, perché in caso contrario LinkedIn penalizza il profilo, abbassando il grado di efficacia dello stesso. Il grado di efficacia è visibile cliccando sul menu della pagina iniziale alla voce Profilo: nella schermata comparirà sulla destra il grafico con il grado di efficacia del profilo.
Le parole chiave per renderci visibili
Le parole chiave che identificano la nostra professione vanno inserite:
- nel campo “il tuo sommario professionale”;
- nella descrizione delle esperienze;
- nel riepilogo.
La scelta delle singole parole dipende dal campo in cui operiamo ma in generale saranno il settore di riferimento, la professione svolta, la specializzazione, ad esempio avvocato penalista, chirurgo plastico ecc.
Come punto di partenza per la scelta delle keywords possiamo effettuare una ricerca all’interno di LinkedIn e individuare le parole più utilizzate tra chi svolge la nostra stessa professione e compare tra i primi risultati, ma anche tra gli annunci di lavoro su LinkedIn dove si ricercano professionalità simili alle nostre.
Se si è lavorato in aziende con marchi famosi, questi vanno citati nella descrizione delle esperienze.
Vanno compilati anche tutti i campi relativi agli studi effettuati, lingue, esperienze di volontariato; quest’ultima in particolare aiuta meglio a definire la personalità di un candidato, quindi se possibile la sua compilazione non andrebbe trascurata.
Il riepilogo: il tuo spot
Infine il riepilogo: è l’occasione per far emergere la nostra personalità e la motivazione. Molte persone non lo compilano ma è penalizzante: qui possiamo scrivere senza dilungarci troppo cosa sappiamo fare, quali sono i nostri obiettivi futuri, cosa ci motiva, quali sono le nostre caratteristiche lavorative più rilevanti. È l’occasione per mostrare la nostra unicità sia nel contenuto che nello stile.
Le segnalazioni: referenze digitali
La segnalazione è un commento scritto da un altro membro di LinkedIn per raccomandare un collega, un professionista, un partner aziendale o uno studente ed è a tutti gli effetti una referenza in formato digitale.
È possibile chiederle ai nostri contatti e scriverle noi stessi per segnalare le capacità di persone che hanno collaborato con noi. Non è necessario sottolineare che poche azioni aumentano maggiormente la nostra credibilità come l’approvazione e l’apprezzamento da parte di persone che hanno lavorato con noi. Un profilo ideale ha almeno una segnalazione per ogni esperienza lavorativa indicata.
I collegamenti: il cuore di LinkedIn
Ci sono più fattori che determinano il posizionamento di un profilo nelle ricerche interne e tra questi ci sono:
- il grado di completamento del profilo;
- il numero di collegamenti.
I collegamenti con professionisti che condividono interessi comuni sono il fine, il cuore stesso del social.
Se non conosciamo personalmente il professionista con cui vorremmo entrare in contatto diventa di importanza vitale il contenuto del messaggio di richiesta di collegamento che va necessariamente personalizzato, seguendo alcune linee generali:
- se il contatto ha un blog può essere una buona strategia leggere alcuni articoli e nel messaggio seppur breve mostrare apprezzamento per il suo lavoro;
- se invece abbiamo visto questa persona in un seminario, in un corso, in una conferenza, in una qualsiasi occasione sociale professionale, è utile farlo presente perché questo apre un’opportunità di dialogo su un terreno comune;
- è comunque possibile chiedere un collegamento specificando nel breve messaggio qual è la nostra professione o il nostro ruolo.
Le richieste di collegamento a persone che non conosciamo direttamente vanno fatte nel modo più canonico: nel form di richiesta di collegamento si clicca su “altro” e si cerca su web o sul profilo della persona l’indirizzo mail; abusando invece delle altre opzioni che presuppongono una conoscenza diretta della persona si rischia di incorrere nel blocco del proprio account a seguito della segnalazione di utenti che non riconoscono un amico o un collega in chi chiede il collegamento.
Se la persona accetta il nostro collegamento, è buona abitudine ringraziare. In questa occasione è anche possibile con discrezione far conoscere tramite messaggio i nostri servizi o una nostra eventuale disponibilità ad un colloquio conoscitivo.
Molti contatti generici o pochi contatti di qualità?
Ci si può collegare con qualcuno per molti motivi: per cercare un contatto lavorativo, per cercare un partner per un progetto; se siamo freelance possiamo cercare di ampliare l’offerta dei nostri servizi stringendo legami con un professionista che abbia una competenza complementare alla nostra. Questa azione di social personal branding ha lo scopo ultimo di creare una rete di relazioni professionali, a prescindere dal numero in sé: pochi contatti qualificati ci permettono di fare un’azione più capillare e di avere un maggiore controllo sulla nostra rete; un alto numero di contatti può aiutare il profilo ad essere più visualizzato e meglio indicizzato nelle ricerche.
Per scegliere con chi entrare in contatto è utile entrare nella modalità di ricerca avanzata del network che permette di trovare profili in base all’area geografica, azienda precedente, azienda attuale, settore, studi, lingua, interessi no profit. Le ricerche possono essere salvate e aggiornate.
Partecipare alla vita dei gruppi
All’interno di LinkedIn troviamo un numero cospicuo di gruppi di discussione sui più svariati argomenti: parteciparvi attivamente può dare un impulso alla nostra strategia di personal branding.
Per partecipare a un gruppo è necessario farne richiesta all’amministratore: dopo essere stati accettati ci sono azioni che meglio di altre ci possono mettere in evidenza e aiutarci a sviluppare nuove relazioni:
- aprire un topic di discussione;
- partecipare attivamente alle discussioni aperte da altri confrontandosi con professionisti che condividono il medesimo interesse, una buona opportunità per mostrare le nostre competenze.
Svolgere tutte queste attività richiede impegno ma soprattutto tempo: meglio quindi essere selettivi e concentrarsi solo sui gruppi dei quali ci sentiamo genuinamente partecipi.
Quando si è parte di un gruppo si vedono anche gli altri membri: si presenta quindi l’opportunità di trovare nuovi utenti ai quali collegarsi che già condividono con noi interessi comuni: anche qui vale la regola di motivare la propria richiesta, magari menzionando una conversazione che si è svolta nel gruppo e che vi ha coinvolti direttamente.
Pulse, il tuo blog su LinkedIn
Tutti gli utenti iscritti possono pubblicare un articolo su Pulse, la piattaforma blogging di LinkedIn. Pubblicare un articolo è un modo efficace di mettere in luce la nostra competenza su un tema specifico e mostrare un punto di vista unico, che è uno degli obiettivi del fare personal branding: una volta pubblicato l’articolo lo possiamo condividere non solo all’interno di LinkedIn, ma anche sugli altri social; inoltre possiamo analizzare l’andamento dei post e valutare il successo dei nostri post.
Pulse è fonte di informazioni e condivisione di conoscenza, ma è anche un’ottima occasione per individuare e seguire gli influencer, le personalità più autorevoli nel network e per cercare di entrare in contatto con loro.
Analizzare e confrontarsi
La piattaforma ci mette a disposizione strumenti di analisi che ci permettono di rivedere e correggere le nostre strategie di autopromozione: nella pagina del profilo, nella colonna a destra possiamo vedere un box denominato “chi ha visitato il tuo profilo”.
Nella versione gratuita di LinkedIn non è possibile avere i nominativi di tutti quelli che ci hanno visitato ma ci può dare un’idea di quali professionalità gravitano attorno al nostro profilo. Spesso si tratterà delle persone a cui abbiamo chiesto il collegamento: se non ci conoscono è probabile che ci cerchino per vedere chi siamo prima di accettare l’invito.
Possiamo conoscere mediante dati aggregati quali professioni svolgono i nostri visitatori e in quali settori operano. Infine possiamo confrontare il nostro posizionamento rispetto ai nostri contatti.
Fonti: Jobvite, Im evolution, Insidemarketing, Social Media Marketing, Stefano Grini.