Non potevamo non parlare della commistione sempre più stretta tra social e politica. In attesa dell’imminente scelta del popolo americano, l’8 Novembre, si può avere già un parziale vincitore: è Twitter. Nonostante la crisi, le voci di acquisizioni (addirittura c’è chi dice da parte di Disney o Facebook) nonostante i trend ironici che lo danno in chiusura, (ma anche molti tred di supporto: i fedelissimi di Twitter lo considerano molto più sofisticato di Facebook) la piattaforma di microblogging di Jack Dorsey continua ad essere il social preferito da attivisti, giornalisti e politici. Certo, la chiusura di Vine (improduttivo per il business) è un brutto segnale. Ma Twitter ha sedotto da tempo la politica. Gli ingredienti del suo successo sono noti: il livello di engagement, la velocità del messaggio, la sintesi e l’istantaneità.
A confermare il grande impatto che Twitter ha nella vita istituzionale, in particolare nelle elezioni americane, uno studio del MIT. Lo stesso MIT che aveva incoronato Jack Dorsey come uno dei più importanti innovatori della nuova generazione nell’ambito della tecnologia.
Ormai il mezzo di informazione più utilizzato per informarsi sono i social network, con un votante su quattro che visita almeno saltuariamente i profili Facebook e Twitter dei candidati. L’MIT ha scelto proprio di analizzare la comunicazione via Twitter, perché forse più significativa, creando un algoritmo apposito per determinare l’impatto di candidati, giornalisti e influencer sulla vita democratica degli USA e sulle intenzioni di voto.
Social e Politica: le metriche scelte per Twitter.
Trattandosi di una ricerca di una delle più prestigiose università americane, non mancano certo le specifiche sul modo in cui la ricerca è stata condotta. I ricercatori evidenziano in primo luogo il modo in cui l’influenza politica è cambiata negli ultimi anni, scompigliando i tradizionali canali di cui l’audience usufruiva. Un primo dato è che i candidati sono responsabili per il 60% circa delle opinioni dei votanti, mentre i media (che l’MTI ha monitorato attentamente) lo sono per l’11%. Ma torniamo alle metriche.
Innanzitutto i ricercatori (che hanno avuto pieno accesso ai Tweet pubblicati ogni giorno) hanno individuato dei profili tipo: si parte naturalmente dai candidati (anche quelli che si sono ritirati), poi i politici in genere, poi i media, i vip, i singoli giornalisti, gli opinionisti e infine una categoria che racchiude tutte le altre categorie di profilo (quindi profili personali e account di ogni genere).
La ricerca ha pescato online e offline: si è dovuto “mediare” tra presenza sui social network e importanza nel mondo fisico, diciamo così, degli opinion maker, per creare una lista credibile di influencer da analizzare. Ci occupiamo anche noi del tema influencer dal punto di vista del marketing, ma questa combinazione tra social e politica a ridosso di uno dei principali eventi nel panorama mondiale ha scomodato informatici, statistici ed esperti di grosso calibro.
E’ stato creato naturalmente un algoritmo specifico che ricercava solo ed esclusivamente i tweet riguardanti le presidenziali, filtrati per numero di follower, numero di menzioni, pertinenza del messaggio, retweet diretti. Risultato? Una lista di 150 personalità che possono influenzare il grande pubblico americano.
Social e Politica: i profili più influenti
Complice forse anche una certa vis comunicativa anomala e controversa a cui abbiamo assistito perplessi in questi mesi, non priva di furbizia, il profilo più influente delle presidenziali americane del 2016 è quello di Donald Trump. Il suo profilo ha 13 milioni di follower e le sue affermazioni, specie quelle più intemperanti, ottengono sempre una viralità straordinaria. Immediatamente dietro si piazzano Hillary Clinton e Bernie Sanders, amatissimo leader progressista che si è fatto da parte dopo le primarie democratiche per favorire la Clinton. A seguire, una lista di personalità che gravitano nel partito repubblicano, da Jeb Bush a Marco Rubio. Dopo di questi, il presidente uscente Barack Obama, all’ottavo posto. 13Esimo il marito di Hillary, Bill Clinton.
Tra i media più influenti, Fox News al 12esimo posto (e con il suo volto noto Megyn Kelly, che con il solo profilo twitter personale raggiunge il 28esimo posto tra gli influencer) e Cnn al 19esimo posto. A ribadire lo stretto legame tra news, social e politica.
Una delle paure che anima le elezioni americane è l’indebita influenza degli hacker russi nel conteggio elettronico del voto o altre forme di disturbo e ingerenza. Senza parlare di interferenze fraudolente, Vladimir Putin stesso è considerato un grande influencer nella lista dell’MTI, e si piazza al 41esimo posto. Nella lista, che si chiude con la figlia della Clinton all’ultima posizione, compaiono anche il profilo del Papa (al 61esimo posto, considerando il complessivo dei profili nelle varie lingue), l’attivista-regista Michael Moore e perfino profili satirici come The Onion, sebbene in posizione più defilata, al 128esimo posto, o il comedian Bill Maher (accanito avversario di Trump) al 124esimo.
Comunque vada la votazione l’8 Novembre, comunque, Twitter avrà avuto un suo consistente peso nel decidere l’esito finale delle urne.