Il mondo dei Social Media, e del web marketing più in generale, è in continua mutazione. Ormai ogni giorno c’è qualcosa di nuovo da studiare, imparare, approfondire e sperimentare. Se gli ultimi mesi sono stato caratterizzati da una crescita dell’utilizzo di visual content marketing, nell’ultimo periodo stiamo però osservando anche una nuova tendenza che porta con sè dei risultati concreti: sto parlando della Social Media Advocacy.
Se anche voi come me all’inizio non avete idea di cosa possa essere e siete interessati a scoprirlo siete venuti nel posto giusto. Iniziamo quindi dall’inizio!
Cos’è la SOCIAL MEDIA ADVOCACY
Agli albori dei social network (e prima ancora di internet) era solito ripetere: la reputazione è tutto. Ed eccoci infatti oggi tornare più che mai su questo tema, la reputazione!
Negli ultimi anni si è andata a rafforzare sempre di più la presenza e l’importanza degli influencer, cioè degli individui che per una serie di ragioni riescono ad influenzare la propria cerchia sociale. A dire il vero ognuno di noi potenzialmente è un influencer nella propria comunità: pensate a quante volte è capitato che un amico o un conoscente abbia effettuato un acquisto dietro vostro consiglio. Ora cerchiamo di portare con noi questo concetto ed applicato al web marketing.
Siamo un’azienda, magari di grandi dimensioni, e non ci bastano più gli strumenti messi a disposizione dai social media, abbiamo bisogno di creare un contatto diretto con gli utenti che ci seguono o che ancora ci devono conoscere. Ed ecco che subentrano gli influencer. L’influencer ha il compito di presentare il nostro marchio o il nostro prodotto alla propria rete sociale.
La Social Media Advocacy però fa un ulteriore passo avanti. L’utilizzo degli influencer è ormai inflazionato e non viene più visto seriamente come un tempo. Inoltre molte volte ingaggiare un “personaggio famoso” sui social è diventato davvero dispendioso. Ed ecco che allora ha iniziato a prendere sempre più diffusione un’idea originale e geniale: quali migliori Ambassador del proprio brand se non i propri dipendenti?
Ora che abbiamo le basi, cerchiamo di affrontare il discorso con un pizzico di serietà in più!
Influencer, Brand Ambassador e Social Media Advocacy
Per iniziare a fare chiarezza partiamo da una differenza fondamentale: gli Ambassador sono tutte quelle persone che segnalano o raccomandano il nostro marchio, un nostro servizio o un nostro prodotto, perchè soddisfatti o affascinati. Gli Ambassador non sono sempre veri e propri Influencer. Basti pensare tutti coloro che sono ad esempio innamorati del marchio Apple e provano a far opera di convincimento con tutti i propri amici Androidiani che l’iPhone è il miglior telefono al mondo (non provate a dire che non conoscete nessuno così). Molte volte gli Ambassador sono persone simpatiche e carine, ma in realtà non hanno nessuna autorevolezza o credibilità tale per cui alla fin fine si crede a ciò che dicono.
Il Brand Advocate invece è una persona che, come l’Influencer ci da un consiglio, ma a differenza sua noi gli riconosciamo sia autorevolezza che credibilità e quindi possiamo dar maggiormente retta alla sua opinione. Io prima vi ho portato come esempio quello dei dipendenti perchè una grossa azienda italiana (Unicredit) ha utilizzato una social media advocacy strategy basata sui proprio lavoratori. In realtà possono essere Brand Advocate tutti coloro che invitano, segnalano o coinvolgono le proprio cerchie sociali.
Analisi dei risultati
A riprova di quanto scritto fino ad ora vediamo alcuni dati. Il “passaparola” sui social media passa soprattutto dal legame che abbiamo con la persona da cui riceviamo il consiglio, e dal grado di fiducia che ci lega. Secondo alcune ricerche degli ultimi anni si è notato che quasi il 95% delle persone in fase di acquisto si fidano delle raccomandazioni ricevute dalle persone più vicine, in particolar modo amici e familiari. Inoltre circa l’80% invece si fida dei consigli degli esperti di settore.
Unendo questi due dati potete capire anche voi la forza che può avere una campagna di social media advocacy. Nel caso dei dipendenti in modo particolare si unisce sia la vicinanza diretta all’utente finale, che la rispettabilità della fonte.
Come fare Social Media Advocacy
Le tecniche per fare social media advocacy sono diverse, ma ci sono alcuni denominatori comuni.
1. Il messaggio che deve passare deve essere al contempo professionale e familiare. Quindi scordatevi di messaggi standard: il content la fa da padrona e bisognerà fare moltissima attenzione anche alle singole parole che si andranno ad utilizzare.
2. La pianificazione è tutto. Per ottenere una campagna che funzioni bisognerà fare in modo che i tempi di condivisione coincidano. Se più persone si troveranno a condividere lo stesso contenuto questo assumerà una diffusione esponenziale.
3. Misurare i risultati. Come sempre, come qualsiasi strategia di social media marketing, bisogna sempre capire come sta andando. Un aspetto interessante da valutare è l’engagement di secondo livello, cioè l’impatto sui contatti del nostro Brand Advocate.