Affrontiamo un argomento un po’ particolare: i Social Media Cinesi. Se per ora la penetrazione nel mercato asiatico più importante è limitato ad alcune grandi realtà e strettamente controllato a livello governativo, può essere davvero utile avere un’idea di quello che avviene nella gigantesca Cina.
Il tema, stando al New York Times, è di interesse anche per i CEO dei Social Network occidentali. Sì perché i Cinesi, notoriamente abili a creare “cloni” dei prodotti occidentali, anche a livello software e di app, potrebbero aver creato qualcosa di originale e possono fornire qualche spunto sulla prossima direzione della tecnologia anche ai big della Silicon Valley.
Ricordiamo che l’internet cinese è profondamente diversa dall’internet a cui siamo abituati: un enorme firewall “filtra” i siti e le app occidentali che il governo di Pechino ritiene non conformi alle politiche cinesi e che quindi va a configurare la rete cinese più come una specie di vastissima Intranet, una sottorete più gestibile.
All’interno di questa, ecco spuntare delle copie dei principali social e piattaforme occidentali. Il Google Cinese è Baidu, Facebook si chiama RenRen, il Twitter con gli occhi a mandorla è Weibo, Youtube è sostituito da Youku, Amazon da Alibaba, e al posto di Whatsapp c’è il (formidabile) WeChat. Quest’ultimo comincia a suscitare un interesse particolare per chi si occupa di Social Media e Social Network. Un esempio? Apple stessa ha pensato un’integrazione nativa tra il suo AppleWatch e WeChat.
Social Media Cinesi: il leader, WeChat
Forse il miglior canale per un’azienda che voglia affacciarsi nel mercato di Pechino. Sembrerebbe a prima vista una scelta un po’ strana, ma la definizione di “Whatsapp Cinese” non è in realtà del tutto veritiera. WeChat è molto di più.
Non si tratta solo di un’app per smartphone (solo per smartphone) che permette di scambiarsi messaggi vocali o scritti, ma di una vera e propria interfaccia, funzionale e ricca, tra virtuale e reale. La proprietà è di una tentacolare holding cinese, Tencent, capace di insidiare, grazie al controllo quasi monopolistico dei Social Media cinesi, anche il mercato di Alibaba.
Tornando alle caratteristiche della piattaforma, si tratta (prendetelo con beneficio d’inventario, visto che è difficile paragonare i servizi cinesi e quelli occidentali) di un mix di Facebook, Paypal, Tripadvisor, Instagram e Whatsapp. L’utente può scorrere una sorta di NewsFeed chiamato Moments, dove compariranno anche aggiornamenti delle aziende, foto dei propri contatti, recensioni, eccetera.
Un mercato da tenere d’occhio, visto che WeChat ha guadagnato ormai, conteggiando anche le sue versioni “globali” per il mercato interazionale, 762 milioni di utenti attivi.
Per un’azienda, si tratta della possibilità di stimolare la relazione con gli utenti tramite Moments. Si possono creare promozioni e buoni sconto diretti, spendibili in negozi fisici, per i propri utenti o gruppi di utenti. Grazie ai QR Code, si può accedere velocemente alla pagina di un’azienda su WeChat. A completare il tutto, la possibilità di Ecommerce direttamente nei negozi creati all’interno del social (come se all’interno di Whatsapp ci fossero i negozi Amazon, per semplificare) e la possibilità di trasferire somme di denaro con un semplice click. Gli utenti possono infine scrivere recensioni e votare i servizi.
Che dire. Un bel po’ di funzioni, che molti social network nostrani vorrebbero disponibili anche nelle loro app.
E’ la soluzione ad esempio scelta da McDonald’s e da alcune catene di caffetterie made in China. E la strada scelta anche dall’azienda Yoox, online lifestyle store, che ha avviato una partnership commerciale di successo con la creatura di Tencent.
Social Media Cinesi: i “cloni” di Facebook
Di Social Network che possono essere paragonati a Facebook, per funzionalità e impostazioni, ce ne sono in realtà ben tre, tutti con uno strabiliante numero di utenti. Il più noto è RenRen, a cui si aggiungono Qzone e Kaixin.
Mentre Qzone, con qualcosa come oltre 600 milioni di utenti, è il preferito di una fascia del mercato di utenti che include i giovani e lavoratori delle decine di hinterland cinesi, RenRen si rivolge agli studenti, come la versione iniziale di Facebook.
Tutti ricordano gli esordi della piattaforma di Zuckerberg, pensata per mettere in contatto gli studenti di Harvard: ecco, RenRen rimane fedele a questo scopo, organizzando gli utenti in base all’Istituto di appartenenza e distanza geografica.
Kaixin invece permette essenzialmente di condividere link esterni, spesso specialistici, ed è la piattaforma d’elezione per i lavoratori di fascia medio-alta delle principali metropoli cinesi.
Sina Weibo, Twitter con gli occhi a mandorla
Ora parliamo dei millennials cinesi e di quello che preferiscono. Uno dei social su cui spendono più tempo (e l’80% lo fa da smartphone) è Weibo, l’equivalente del microblogging asiatico. Nel terzo trimestre del 2015, Weibo registrava 220 milioni di utenti e 100 milioni di utenti giornalieri, e metà dell’utenza era nata dopo il 1990.
Con una differenza linguistica fondamentale: gli ideogrammi cinesi rendono il concetto di “microblogging” abbastanza diverso e più ampio rispetto le limitazioni ai caratteri di Twitter, vista la struttura degli alfabeti occidentali.
Anche qui molte aziende hanno fiutato la possibilità di raggiungere un potenziale mercato. Questa possibilità sembra aver attirato l’interesse del colosso di Alibaba, (su cui torneremo dopo). Forte dei suoi numeri, Alibaba ha pensato di inserirsi nel mercato social cercando di erodere numeri alla holding Tencent (che ha creato anche un diretto competitor di Sina Weibo, Tencent Weibo). Anche se con risultati altalenanti, visto il successo sempre più evidente di WeChat nel campo social e dell’Ecommerce.
Recruitment in Cina. I “Linkedin” Cinesi
Non poteva mancare il corrispettivo di Linkedin. Anzi, ancora un volta parliamo, al plurale, di corrispettivi, perché anche qui i creatori di app cinesi si sono dati molto da fare, diversificando l’offerta. Se Linkedin è usato da un numero esiguo di utenti cinesi (sempre nell’ordine di milioni, comunque), i più preferiscono altre due creazioni made in China, Tianji e Dajie.
Tianji si propone come piattaforma di recruitment per manager e figure di alto profilo, “white collars” e professionisti, mentre Tianji raccoglie utenti tra i neolaureati alla ricerca di primo impiego. Il successo di Dajie è anche la cartina di tornasole dell’uso dei Social Network Cinesi: i giovani sembrano essersi adattati velocemente a questa modalità di recruitment.
Social Media Cinesi e Videosharing: Youku
La pirateria in Cina, specialmente quella di contenuti video, è un problema enorme e virtualmente irrisolvibile, tanto che solo qualche anno fa il governo di Pechino si era abbassato a chiedere l’aiuto di una task force internazionale ai paesi occidentali. Questo nonostante le dimensioni elefantiache dell’equivalente cinese della nostra polizia postale.
Ma questo non ha impedito che nelle piattaforme video cinesi fosse disponibile letteralmente di tutto, ivi incluse le trasmissioni occidentali (riprodotte senza pagamento dei diritti) e le serie televisive che il governo cinese intendeva bandire. Chiunque navighi nei siti di streaming video, poi, è abbastanza abituato al fatto che i film occidentali vengano resi quasi immediatamente disponibili, dopo la loro uscita nelle sale, anche grazie alla pirateria cinese.
Il canale principale in Cina è Youku, ma ne esistono altri, come ad esempio Tudou. Il comportamento online dell’utente medio di una piattaforma di videosharing è comunque diverso tra occidente e oriente. Mentre l’user di Youtube predilige video brevi e divertenti, (magari tutorial e facezie) l’utente di video cinese ricerca video lunghi e di miglior qualità.
Questo avviene anche per una sorta di fuga dai canali televisivi tradizionali. I giovani in particolare sembrano aver abbandonato del tutto la visione della rigida TV di Stato in favore della maggiore libertà, anche informativa, offerta dalle piattaforme video. Qualche numero: il solo Youku sembra avere qualcosa come mezzo miliardo di utenti fidelizzati.
E l’Ecommerce? Alibaba, naturalmente. Ma Tencent tallona
Concludiamo la nostra rassegna del mercato con gli occhi a mandorla e dei Social Media cinesi con l’Ecommerce. Come detto, anche l’Ecommerce in Cina sta diventando sempre più social, grazie alla joint venture tra Sina Weibo e Alibaba e alla partnership rivale tra Tencent e i diretti competitors di Alibaba, uno su tutti JingDong, che stando ai rumors dovrebbe confluire all’interno di quel coltellino svizzero social che è WeChat proprio quest’anno.
Alibaba comunque rimane il principale venditore di prodotti del mercato. Si tratta di un altro “monstre” che fonde insieme Amazon e Ebay. Fondato dall’osannato uomo d’affari Jack Ma, capace di creare un impero in soli 10 anni (che qui in Italia abbiamo visto insieme a Renzi al Vinitaly Veronese: un segnale abbastanza chiaro dell’interesse delle aziende italiane al mercato cinese) Alibaba è stato inserito tra le compagnie più grandi del mondo e conta 400 milioni di acquirenti annuali, superando da solo le vendite di Ebay e Amazon.com.
Nonostante l’aggressività della Tencent, il 2015 per Alibaba si è concluso di nuovo con numeri da record. La compagnia gestisce inoltre la piattaforma Aliexpress, per interfacciarsi con il mercato internazionale, e ha un proprio sistema di pagamento affine a Paypal, Alipay.
Ma anche qui le cose sono in continua evoluzione: WeChat sembra poter avere le funzionalità adatte ad insididare la leadership di Jack Ma.
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