Social Media localizzazione: 2 Puntata #CSMtips
Social Media localizzazione. Continuiamo la nostra rassegna sulla geolocalizzazione e le applicazioni ad essa collegate, un ambito molto interessante per chi si occupa di social media, ma soggetto a cambiamenti, anche molto repentini.
Quanti dati sulla nostra posizione sono raccolti dai social network? Quali e quanti database storano le nostre informazioni? Basti pensare a Google+, Facebook, Twitter, solo per menzionare i più noti, e avremo un quadro più chiaro della mole di informazioni.
Ci sono anche aziende che lavorano incrociando questi stessi dati. O, almeno, che ci provano. La loro fortuna è legata alle politiche delle aziende che posseggono database e tecnologie proprietarie. Un esempio di App che, almeno per un po’, ha fatto la differenza nel settore della geolocalizzazione è SocialRadar.
Social Media Localizzazione: l’esempio di SocialRadar
Se l’idea di incrociare i dati dei vari database non è nuova, non sono molte le aziende che sono riuscite con successo nell’impresa di creare un’integrazione funzionante. SocialRadar e Localmind sono state tra queste. Il mondo delle App, si sa, è in continuo cambiamento e la competizione è spietata.
In estrema sintesi, l’obiettivo dichiarato di SocialRadar era quello di dare informazioni in tempo reale sulla posizione degli amici di Facebook, dei follower di Twitter, delle cerchie sociali di Instagram, Google+ e Foursquare. Non solo: SocialRadar permetteva di riassumere brevemente la relazione che ci legava ad una persona, con una sinossi delle attività e degli interessi comuni. Oltre che, ovviamente, localizzarlo e dare un’idea dell’attività svolta dai nostri contatti nel momento della connesione.
Social Media Localizzazione: gli esordi di SocialRadar
La mente di SocialRadar è Michael Chasen, che precedentemente si occupava di e-learning. Il contatto con l’ambiente universitario permise a Chasen di capire in anticipo quale tecnologie si sarebbero imposte. Chasen notò che tra le informazioni condivise dagli studenti c’era molto spesso la posizione. Nacque così l’idea di integrare questa informazione in un’App nativa, collegando le informazioni di geolocalizzazione già presenti nel cloud. Un perfetto mix tra localizzazione e social media.
Social Media Localizzazione: interfaccia SocialRadar
La mission di SocialRadar era quella di cambiare radicalmente l’esperienza di socializzazione, arricchendola di dati provenienti dai social network. La schermata di inizio include le persone geograficamente più vicine a noi. Navigando ulteriormente nell’App, la possibilità è quella di vedere cosa si è fatto insieme recentemente e cosa stiano facendo in quel momento.
L’obiettivo era quello di avere un’idea preliminare delle persone che incontriamo, sapendo in anticipo se appartengono alle nostre cerchie sociali, se sono nostri follower o se sono amici di amici.
Social Media Localizzazione: LocalMind
Simile nell’uso trasversale dei social media ma diverso come obiettivo, ecco un altro esempio di applicazione (che era disponibile comunque anche nel web) che esplorava le nostre cerchie sociali per facilitare le nostre esperienze reali. Localmind, ora acquisita dal servizio Airbnb “pescava” nei check in di Foursquare, in Facebook Places, eccetera, permettendo di fare domande in tempo reale su di un locale o di un’esperienza.
Le domande rimanevano poi disponibili per essere lette da altri utenti eventualmente interessati.
Social Media Localizzazione: SocialRadar, dai social media al software
Come già visto nel caso di Foursquare, i business che scelgono la geolocalizzazione hanno enormi potenziali, accompagnati da altrettante difficoltà. A parte forse il caso di Google, che è proprietaria sia del software Android che di Google maps e che quindi gode di un enorme vantaggio per quanto riguarda le applicazioni, e Facebook, con il suo inestimabile patrimonio di utenti.
L’esperienza di SocialRadar ne è la prova. Accedere ai dati di Facebook stava diventando molto costoso. Il business era legato ad altre piattaforme.
Chasen afferma inoltre che lavorando nel campo della geolocalizzazione l’azienda ha sviluppato molto software che colmava delle lacune nell’uso della localizzazione per smartphone e tablet. SocialRadar, sebbene abbia lasciato perdere il suo core business, scommette ancora su social media localizzazione, ma dal punto di vista degli sviluppatori. E’ per questo che l’esperienza ha portato alla creazione di un SDK, un kit di sviluppo software che faciliterà il mercato per chi vorrà sviluppare App che sfruttano il potenziale dei geotag negli smartphone.