Social Media e Musei: i vantaggi della condivisione di cultura
I musei più famosi non contengono più solo opere d’arte, ma sono ormai anche luoghi nei quali la sorpresa diventa apprendimento, dove è possibile al tempo stesso studiare un Giotto o proiettarsi nella contemporaneità attraverso un’opera di design.
Ma non solo, i musei 2.0 diventeranno punti d’incontro e conversazione, in cui il pubblico sarà coinvolto in un continuo dinamismo. Unire Social Media e Musei per favorire la condivisione della cultura, affinchè questi luoghi possano diventare così un crocevia di esperienze.
Sempre più istituzioni si sono rese conto che occorre mutare i processi di accesso alla cultura, andando oltre il tradizionale obiettivo di conservazione e ricerca, favorendo una socializzazione del patrimonio nell’ottica dell’engagement e dell’abbassamento delle barriere socio-culturali. Questo fil rouge si dipana all’interno di tutte le attività del museo: dalle mostre ai workshop, fino a un uso sempre maggiore dei social media nel contesto del web 2.0.
Se gli utenti disporranno degli strumenti per diventare parte attiva del processo conoscitivo, l’innovazione passerà sempre di più da nuove pratiche sociali e creazione di comunity, trovando così nel networking un fattore decisivo.
Ecco allora i 3 “must” dell’audience development:
#Conoscere
Bisogna analizzare il proprio pubblico senza renderlo solo un insieme di target. Mappare i bisogni dei visitatori rende possibile l’emergere di una realtà culturale e sociale nella sua dinamicità e permette di stabilire quanto le proposte siano conformi alla domanda.
Le potenzialità offerte dalla rete permettono di progettare attività nell’ottica della nascita e crescita di utenti che, svincolandosi dal classico ruolo passivo, assumono un ruolo più attivo nel processo che coinvolge le fasi di creazione, produzione, distribuzione e consumo.
#Ampliare
Attraverso l’impatto della cultura digitale e la rete è infatti possibile potenziare l’accesso e la diffusione del patrimonio culturale intercettando nuovi “pubblici” come dimostrano le ricerche di Jeffrey Schnapp, esperto di Digital Humanities e direttore metaLAB dell’Università di Harvard.
Per scardinare le barriere, è particolarmente interessante lo sviluppo degli user-generated contents, che permettono alle istituzioni culturali di diventare dinamiche, integrando nelle proprie attività i punti di vista dei diversi utenti.
Come spiega Nina Simon, consulente statunitense di musei partecipativi, la progettazione partecipata può aiutare i musei a realizzare il desiderio di diventare spazi civici essenziali per favorire il processo democratico.
#Attivare
Bisogna creare uno scambio tra offerta culturale e visitatore, per ottenere uno scambio continuo. In mostre e programmi tradizionali, l’istituto si concentra su fornire all’audience, contenuti di alta qualità e coerenza. Invece, nei progetti partecipativi, l’istituzione sostiene anche esperienze di contenuti multi-direzionali, promuovendosi come piattaforma socioculturale che connetta utenti diversi che agiscono come creatori di contenuti, distributori, consumatori, critici e collaboratori, offrendo l’opportunità di vivere un’esperienza co-prodotta.
Le pratiche per sviluppare la circolazione e personalizzazione dei contenuti spazia da azioni di base, ad esempio rendere interattivi i famosi “libri degli ospiti” con i commenti dei visitatori, oppure attraverso l’integrazione di partecipazione on e offline.
Per ridurre il cultural-divide, molti musei si pongono sfide paradossali. Ne è un esempio la scelta di Paola Antonelli, direttore alla Ricerca e Sviluppo del MoMA, che il 10 aprile 2014, ha inserito tra le opere conservate in museo, 14 videogiochi in quanto forma di design interattivo, spinti dalla volontà di “preservare e mostrare reperti che saranno sempre più parte delle nostre vite in futuro”.
Oggi è dunque possibile immaginare e mettere in pratica un’istituzione futura del tutto partecipativa, che utilizzi la condivisione come veicolo per le esperienze dei visitatori. Un luogo dove visitatori e membri dello staff uniscano competenze e interessi personali; le gesta di ognuno devono essere collegate in rete con quelle degli altri, attraverso contenuti cumulativi e dinamici; le persone possono confrontarsi sugli oggetti in mostra con amici e sconosciuti, condividendo le diverse emozioni e sensazioni.
Immaginare un museo dove i visitatori siano invitati a contribuire, collaborare, co-creare e cooptare le esperienze in un ambiente progettato di cui si possa misurare insieme l’impatto.