La nascita e la diffusione di social network alternativi potrebbe essere l’equivalente, per la televisione, dell’affiancarsi di canali tematici alla tv generalista. Alcuni si azzardano a dire che Facebook è passè, nonostante il numero di utenti e i dati, che rivelano quanto tempo (tanto) le persone passino sulla piattaforma. Lo si diceva quando i millennial si sono spostati in massa su Snapchat, e ne parleremo anche noi in futuri articoli.
Intanto, concentrariamoci sul fenomeno dei social network alternativi. Forse le ragioni della loro nascita e del loro successo derivano appunto dall’essere tematici, e non costringere quindi gli utenti ad una fastidiosa “censura” dei contenuti che non li interessano. Sono più specifici e non time-consuming, insomma, e sarebbe proprio questa la ragione della loro nascita e del loro proliferare. Alcune testate on-line hanno dedicato al fenomeno degli approfondimenti, parlando diffusamente di tutto quello che avviene lontano da Twitter, Facebook e simili. Riproponiamo quelli che ci hanno convinto di più.
Social Network alternativi: i mattoncini Lego
La Lego è un’arcinota marca di giocattoli. Il suo ingresso nel mondo dei social, con Lego Life, è stato visto quindi come un tentativo di coniugare il vecchio brand con le nuove tecnologie. Lo scopo di Lego Life? Naturalmente rivolgersi ai più piccoli, creando uno spazio sicuro (e molto diverso da quello che si può trovare negli altri network, aggiungiamo noi) dove discutere dei vecchi e cari mattoncini.
I dettagli tecnici? Lego Life sembra esteticamente ispirato a Instagram, mentre alla privacy viene dato particolare rilievo, in modo che i suoi giovani utenti non debbano preoccuparsi di molestatori. La grafica è accattivante ed è possibile avere un’ntera tastiera di emoji (ricordate cosa dicevamo delle emoji tempo fa?), mentre il cyberbullismo è fortemente ostacolato grazie ad un sistema di moderazione dei commenti. Insomma, un social a misura di bambino.
Social Network alternativi: se vi piace la musica
Quasi cento milioni di utenti, 4 solo italiani. Definito come karaoke 3.0, o gigantesco fenomeno sociale di playback, è Musical.ly, una app dedicata ai teenager e ad una delle loro principali passioni, la musica. Il “core” di questa piattaforma è la possibilità di creare dei video in cui cantare in modo sincronizzato con un brano a scelta. Cosa che gli utenti adolescenti sembrano gradire, visto che i video realizzato sono 15 milioni al giorno.
Una app che ha attirato l’attenzione di star come Katy Perry e di case discografiche come la Warner, che stanno pensando come sfruttare questo nascente mercato. Il social è in rapida espansione e non poteva trascurare i video live, una feature che ha lanciato recentemente (complici lo spostamento sui video live delle principali piattaforme, a partire da Facebook?).
Per chi non vuole essere troppo distratto
Un altro, tra i social network alternativi, promette sviluppi interessanti. Il nome per la verità è un po’ ostico, Raftr, ma è stato creato da uno dei dirigenti dei vecchi giganti del web, Sue Decker, che lavorava ai vertici di Yahoo.
Amate sviscerare gli argomenti in un modo non superficiale come avviene nella maggior parte delle piattaforme? Volete discutere con esperti, giornalisti, persone davvero informate che non si accontenano di commenti ironici o futili? Allora Raftr potrebbe fare per voi. E quando non bastano i contenuti generati dagli utenti, Raft ne propone di nuovo: un team di professionisti studia i trend più interessanti e propone ulteriori discussioni. Non male, in un mondo frenetico, che non brilla per i toni pacati.
La nascita di social network alternativi sembra essere la dimostrazione che le persone, la fasce d’età e i loro interessi possano ancora giocare un ruolo fondamentale nel web 2.0, e non solo adattarsi a novità calate dall’alto buone per audience sterminate e generiche. Forse il futuro del web è più legato agli interessi e gli hobby del pubblico, come accadeva prima dei social con i forum? Come già dicono in tanti, oggi bisogna (ri)partire e puntare sulle community.