Social Recruiting in Italia: cambiamenti nel mercato del lavoro
Il social recruiting in Italia dovrebbe essere cambiato da un decennio a questa parte dopo l’introduzione dei social nelle aziende come strumento di comunicazione e – contemporaneamente – come strumento di selezione del personale. Ma è davvero così?
Il rapporto Recruitpedia Italy che analizza strumenti e situazione della selezione del personale in Italia, fa un quadro non molto positivo del nostro Paese. Per comprendere la profondità dei cambiamenti occorre mettersi nei panni di chi cerca un lavoro. Il primo passo che in genere si compie è quello di rivolgersi ad agenzie di somministrazione oppure ad agenzie interinali. Chiaramente si tratta di una consultazione per lo più telematica. Internet, ormai è il canale di scambio di comunicazioni e servizi, privilegiato dalle aziende e anche dai lavoratori.
Alla luce di questa evoluzione e terziarizzazione della società, bisogna però entrare nel merito dell’uso del social recruiting. Nella maggior parte dei casi infatti, ci sono aziende che trattano i social come le bacheche fisiche, pubblicando annunci in stile cartaceo e richiedendo curriculum in cartaceo o la compilazione di un gran numero di form.
La situazione occupazionale italiana tra scarse competenze e fuga di cervelli
Il nostro Paese sembra stare a galla soltanto grazie all’export perché poi il mercato interno è debole e l’Italia soffre ancora per il deficit, per la disoccupazione giovanile e per una carenza di competenze. A richiedere moltissimi lavoratori è in primis il settore manifatturiero ma quanti lavoratori giovani e meno giovani sono preparati per entrare in questo particolare comparto economico? Mancano le competenze così come sono scarse anche da parte di chi vuole lanciarsi nei settori green, ICT e salute. La soluzione? Molti giovani dinamici e competenti hanno deciso di andare all’estero ad esercitare la professione o a prestare la loro opera. Si parla, non senza motivo, di fuga di cervelli.
Per ricucire lo strappo tra aziende alla ricerca di lavoratori competenti e lavoratori professionisti in cerca di una remunerazione adeguata, bisognerebbe rendere omogenee e sensate le ricerche del personale e la situazione lavorativa dello Stivale, ancora intriso del gap tra nord e sud. Un legame più intenso di può stabilire a partire dai nuovi canali di comunicazione. Il social recruiting in Italia inizia a piazzarsi sotto i riflettori.
Il social recruiting in Italia, come sta cambiando la situazione
Uno scenario in movimento in virtù del budget che adesso le aziende dedicano alla Ricerca e Selezione del personale sfruttando anche i social. Sicuramente sono stati determinanti ai fini del cambiamento anche l’aumento degli account social (28 milioni su 36,6 milioni di italiani connessi ad internet) degli internauti; il crescente uso dei social network professionali (oggi al secondo posto tra i canali usati per il recruiting).
Purtroppo è tanta la strada da fare ancora visto che spesso Linkedin non viene sfruttato a dovere per crearsi una rete di contatti e arrivare ad un rapporto di lavoro. Tanta la strada da fare per tradurre i social media in veri e propri strumenti di lavoro adatti a esigenze di business.
Siccome l’autocandidatura è molto legata alla popolarità di un brand e siccome il numero di aziende che selezionano candidati “passivi” è molto bassa, bisognerà adeguarsi al contesto. In Italia il social network più usato per la ricerca di un’occupazione è il passaparola. È così che si trovano la maggior parte delle opportunità (le statistiche parlano addirittura del 79,4% delle opzioni). Si arriverà mai ad uno scenario idilliaco anche nel nostro Paese?